Giuseppe Pani


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Sacro caos. Viaggio tra app, influencer e spiritualità digitale

2025-06-12 18:59

Giuseppe Pani

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Sacro caos. Viaggio tra app, influencer e spiritualità digitale

Il mio nuovo libro è un pamphlet-studio che si interroga su come vivere autenticamente la fede nell’era digitale e dell’intelligenza artificiale.

Il mio nuovo libro, Sacro caos. Viaggio tra app, influencer e spiritualità digitale (Edizioni Sanpino), è un pamphlet-studio critico e al tempo stesso propositivo, pensato per chi si interroga su come vivere una spiritualità autentica nell’epoca delle piattaforme digitali, dell’intelligenza artificiale e dell’iperconnessione.

Non si tratta di un testo contro la tecnologia, ma contro il suo impiego distorto, strumentale o superficiale, in ambito spirituale e religioso. Oggi, anche la fede rischia di essere confezionata come un prodotto: estetizzata, semplificata, resa vendibile. Alcuni influencer religiosi riducono la spiritualità a contenuto virale, moralismo paternalista, fanatismo o spettacolo.

Nel libro affronto numerose dinamiche che plasmano l’immaginario collettivo e le forme contemporanee del credere online:

Influencerismo religioso: la spettacolarizzazione della fede e l’autorappresentazione narcisistica del “testimone spirituale”;

Spiritualità a pagamento: app, percorsi digitali e chatbot “mistici” proposti come oracoli o surrogati relazionali;

Digital mysticism & technomagic: IA presentate come entità sapienziali, “apparizioni mariane” veicolate via web, visualizzazioni pseudo-devozionali;

Rinascita della superstizione in chiave tecnologica: un “aldilà” algoritmico, fatto di calcoli e previsioni, che assume tratti magico-religiosi.

Ma c’è di più. Viviamo in un contesto segnato da filter bubble e camere dell’eco (eco chamber): ambienti chiusi in cui circolano solo contenuti e opinioni affini alle nostre, che rafforzano bias cognitivi e polarizzazioni ideologiche. Il linguaggio dell’odio (hate speech), spesso veicolato anche da profili religiosi, prende così piede in nome di presunte “verità assolute”.

Un altro tema ricorrente è quello del webapocalitticismo, la narrazione catastrofica del digitale come luogo di perdizione, da cui discendono due derive opposte ma complementari:

La condanna totale della tecnologia, che rifiuta ogni dialogo;

la sacralizzazione acritica del digitale, che diventa nuova via di “salvezza”.

Entrambe ignorano un dato di fondo: la rete non è neutra, ma nemmeno demoniaca. È uno spazio antropologico che amplifica ciò che siamo e ciò che cerchiamo. Eppure, nonostante studi autorevoli in campo teologico, filosofico e mediologico, c’è ancora scarso interesse – sia accademico che ecclesiale – per i vissuti emotivi, la dimensione spirituale incarnata e la qualità delle relazioni che si instaurano (o si perdono) nell’ecosistema digitale.

Nel libro passo in rassegna anche:

la zombificazione digitale: navigazione compulsiva e disorientata;

il disordine informativo e la reputazione online;

il calo progressivo dell’interesse per la lettura;

la narrazione pigra, automatizzata, incapace di elaborare la complessità.

 

Un’alternativa è possibile

 

Propongo, in alternativa, una spiritualità radicata nell’umano, capace di dialogare con la scienza e con la tecnologia, ma senza appiattirsi su logiche di mercato o di performance. Una fede che non rincorra follower, ma si lasci interrogare dal silenzio, dall’ascolto, dalla relazione con l’altro, anche attraverso il digitale, ma senza esserne schiava.

Marshall McLuhan scriveva: «Il misticismo non è altro che la scienza del domani sognata oggi». Una frase che invito a rileggere in chiave contemporanea: come progettare spiritualità, fede e ricerca di senso nell’era delle intelligenze artificiali?

Per chi desidera esplorare in modo critico (e costruttivo) le trasformazioni della fede nell’era dell’algoritmo. Anche senza essere credente.

📚 Sacro caos è disponibile su Edizioni Sanpino, in libreria e negli store digitali.

Grazie a Edizioni Sanpino per la fiducia, e un ringraziamento speciale al Prof. Angelo Gallippi per la postfazione.

 

Giuseppe Pani

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