Giuseppe Pani


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Arte e IA: il dialogo tra creatività e macchina

2025-04-14 14:31

Giuseppe Pani

Giuseppe Pani, Marco Mancuso, Chimera, Corpo espanso, arte e intelligenza artificiale,

Arte e IA: il dialogo tra creatività e macchina

Nuove frontiere artistiche: l’incontro tra creatività umana e IA apre scenari inediti.

L’avvento dell’intelligenza artificiale (IA) sta trasformando profondamente il mondo dell’arte. Tradizionalmente, gli artisti utilizzavano strumenti passivi per esprimere la propria creatività. Oggi, l’IA, alimentata da vasti dataset di materiale umano, genera nuove opere basandosi su una “creatività” preesistente. Nel campo della musica, ad esempio, un compositore usa strumenti come il pianoforte o software digitali per tradurre le proprie idee in suoni. Tuttavia, quando un sistema di IA compone autonomamente melodie o brani interi analizzando stili preesistenti, la questione si complica. In una visione "classica", la creazione umana nasce da emozioni ed esperienze, mentre l’IA opera su modelli appresi, priva di una coscienza creativa e di una sensibilità diretta.

 

Nonostante ciò, emerge una nuova forma di collaborazione: l’essere umano fornisce input stilistici o tematici, l’IA sviluppa armonie, ritmi e melodie, e spesso l’intervento umano finale rifinisce l’opera.

 

Lo stesso accade nell’arte pittorica. Se un tempo il pittore si affidava esclusivamente a strumenti tradizionali, oggi l’IA può generare immagini analizzando e reinterpretando stili e tecniche da un vasto repertorio. Sorge, quindi, la domanda: l’IA è un semplice strumento avanzato o un soggetto creativo? La differenza fondamentale resta nell’immaginazione e nell’intenzionalità dell'artista, ma l’IA, sebbene non possieda una coscienza, offre una nuova interpretazione, creando immagini che vanno oltre la semplice riproduzione, proprio come le immagini nell’arte trasformano la nostra percezione del mondo. Il filosofo Alva Noë, nel suo saggio Strani strumenti, scrive: 

 

«Le immagini trasformano la nostra visione e ciò che vediamo. Non c’è nulla di sorprendente: sono sicuro che tutti abbiate fatto l’esperienza di un tramonto davanti al quale avete esclamato “è magnifico, sembra un quadro!” Oppure: “com’è pittoresco!” Vi viene in mente un esempio migliore per descrivere la nostra tendenza a considerare l’immagine il criterio per valutare la consapevolezza cosciente? Ma il dominio delle immagini va al di là di queste semplici osservazioni. Le immagini non sono il semplice deposito dei nostri ricordi: in quest’epoca di diffusa consapevolezza del loro potere, le creiamo in primo luogo per provare esperienze. Sembra quasi che nulla accada davvero se non riusciamo a crearne un’immagine, se non ci ingegniamo per immortalare tutto ciò che succede» [1].  

 

Anche nella pittura, quindi, l’interazione tra uomo e IA apre nuove possibilità espressive. Un artista può fornire input stilistici, tematici o semplici abbozzi, lasciando che l’IA elabori e proponga diverse interpretazioni. Un esempio concreto? Un pittore potrebbe creare schizzi di un paesaggio e indicare l’atmosfera desiderata, affidando poi all’IA la generazione di versioni dettagliate ispirate ai grandi maestri del passato.

 

Ma le possibilità vanno oltre: l’arte può attingere a dati ambientali, immagini satellitari, strutture microscopiche e macroscopiche, fino a elementi della fisica quantistica, trasformando l’ispirazione in un’esperienza visiva inedita. L’IA spalanca nuove strade per esplorare il rapporto tra uomo e macchina, identità ibride e forme di esistenza in continua evoluzione, dai cyborg ai robot.

 

Un concetto chiave in questo scenario è il corpo espanso, teorizzato da Marco Mancuso nel suo saggio Chimera. Il corpo espanso. Per una nuova ecosofia dell’arte [2]. Secondo Mancuso, il corpo non è più solo un’entità biologica, ma un sistema in trasformazione, potenziato da biotecnologie, neuroscienze, IA e body hacking (modificazione corporea tecnologica). Artisti e designer esplorano da tempo queste contaminazioni tra umano e artificiale.

 

Ma il corpo espanso non è solo un’idea tecnologica: è anche una visione etica, che invita a ripensare il rapporto con le altre specie e con l’ambiente, superando logiche gerarchiche e di dominio. In un mondo sempre più intrecciato con la tecnoscienza, interrogarsi sulla dimensione corporea è importantissimo. Se il transumanesimo punta a una "perfezione tecnologica", il postumanesimo – e con esso l’idea di corpo espanso – abbraccia l’ibridazione e il cambiamento, concependo il corpo come un’interfaccia aperta all’alterità.

 

 Il corpo espanso, inoltre, dà vita a opere in continua evoluzione, prive di un progetto definito. Un’arte dinamica, in cui ogni creazione è un viaggio in divenire. Dalle performance artistiche all’uso di software avanzati, le sperimentazioni in questo campo si moltiplicano, offrendo nuove prospettive su cosa significhi essere umani in un’epoca in cui il confine tra biologico e tecnologico è sempre più sfumato.

 

L’arte, spesso con un approccio DIY (autogestito e indipendente) e anti-disciplinare, svolge un ruolo cruciale nell’indagare e condividere le implicazioni del corpo espanso, scongiurando il rischio di un’innovazione tecnologica elitaria, tipica del transumanesimo. Restano, però, alcuni interrogativi:

 

Se le tecnologie artistiche avanzate sono sviluppate da grandi aziende, non si rischia un’innovazione di nicchia mascherata da democratizzazione, con l’artista vincolato a strumenti commerciali invece che a una vera autogestione DIY?

 

La visione del corpo espanso, sebbene affascinante, potrebbe essere criticata per il rischio di una tecnofilia acritica, che enfatizza l’integrazione con la tecnologia senza interrogarsi a fondo sulle conseguenze sociali, psicologiche ed etiche di questa ibridazione.

 

 Non tutti gli artisti condividono l’idea del corpo come interfaccia aperta e ibrida. Alcuni potrebbero vedere questo approccio come una dissoluzione dell’identità e dell’esperienza umana in favore di un progresso tecnologico che ignora la dimensione affettiva, simbolica e storica del corpo e dell’arte.

 

In questo scenario di creatività aumentata, l’IA è un’estensione dell’artista o un elemento che ne sminuisce il ruolo? È possibile tracciare un confine tra collaborazione e delega? In ogni caso, il saggio di Mancuso aiuta a comprendere un aspetto fondamentale: nell’arte, l’interazione tra intuito umano e potenza computazionale apre scenari inediti, sollecitando una riflessione sul ruolo dell’artista in un processo in continua evoluzione. 
 

Giuseppe Pani



 

[1] A. Noë, Strani strumenti. L’arte e la natura umana, Einaudi, Torino 2023, p. 80, ed. Kindle.

 

[2] M. Mancuso, Chimera. Il corpo espanso. Per una nuova ecosofia dell’arte, Mimesis, Milano-Udine 2023.