Giuseppe Pani
Folla e capro espiatorio nell'infosfera
La Rete è ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, eppure ciò che si nasconde dietro di essa spesso rimane invisibile. Parliamo di un fenomeno complesso, che il pensatore René Girard ha saputo descrivere con straordinaria lucidità: la dinamica dell’odio collettivo. La percezione dell’odio nell’infosfera, infatti, è solo la punta dell'iceberg di un meccanismo ben più profondo, che affonda le sue radici in una logica antica. L’odio non nasce dal nulla; ha una motivazione, una struttura, una necessità che si manifesta in ciò che Girard chiama “meccanismo mimetico e processo vittimario”. In altre parole, la folla ha bisogno di trovare una vittima, qualcuno su cui scaricare le proprie frustrazioni per ristabilire un equilibrio sociale che percepisce come minacciato.
La folla, dunque, non è semplicemente una moltitudine: è un corpo collettivo che può muoversi per imitazione, per contagio emotivo, e che può diventare violento. La “folla persecutoria” emerge quando cresce la tensione, quando il desiderio mimetico (cioè il desiderare ciò che gli altri desiderano) genera competizione e conflitto. E, come in un copione già scritto negli antichi sacrifici, la folla trova il suo capro espiatorio. Nell'infosfera la persecuzione avviene tramite la gogna mediatica, l’umiliazione pubblica, il disprezzo sistematico dell'altro. Una parola fuori posto, un’opinione divergente, un errore: basta un attimo perché qualcuno diventi il bersaglio della rabbia collettiva.
La tecnologia, in questo contesto, non è neutrale. Non è la causa dell’odio, ma ne amplifica i meccanismi. I social, gli algoritmi, la cultura del like e dei follower alimentano il desiderio mimetico. Oggi, non desideriamo più solo ciò che abbiamo, ma ciò che gli altri hanno, ciò che vediamo come desiderato e ammirato. In questo gioco, cresce la competizione, la frustrazione e l'insoddisfazione. E, quando la tensione diventa troppo forte, la Rete diventa il palcoscenico ideale per il linciaggio digitale, per la ricerca di un colpevole.
In questo triste scenario, il Cristianesimo ci offre una via d’uscita radicale. La risposta della fede non è un’illusione di pace, ma una presa di coscienza e una sfida concreta. La proposta cristiana di fronte alla logica della folla persecutoria è smascherare il meccanismo del capro espiatorio. Secondo Girard, Gesù – attraverso la sua passione e morte – non è solo vittima innocente, ma il messaggio stesso che rivela la dinamica di tutto il sistema. Non reagisce con violenza, non cerca vendetta, ma porta alla luce la verità: la responsabilità umana della violenza. Di fronte a questo dramma non possiamo rimanere neutrali: o stiamo dalla parte della folla che perseguita, o stiamo dalla parte di chi viene perseguitato. Non è una scelta facile, ma è quella che chiede il Vangelo.
La via d’uscita sta nel prendere coscienza dei meccanismi che alimentano l’odio e l’esclusione, e scegliere di non farne parte. Uscire dalla logica del "noi contro loro", che ci impone continuamente l'infosfera. La vera sfida è vivere una spiritualità che ci liberi dal desiderio di vendetta e dal culto dell’individualismo. Una spiritualità che ci restituisca alla verità dell’essere umano, che ci aiuti a riconoscere l'altro come persona e non come nemico. Questo richiede una “intelligenza spirituale”, cioè la capacità di staccarsi dalla folla degli hater, di discernimento e di ascolto, insieme al desiderio di vivere relazioni di qualità. Una spiritualità che, se autentica, diventerà una forma di resistenza all’odio collettivo.
Da non dimenticare, poi, che chi si oppone alla violenza delle folle, alla logica dell'odio e del capro espiatorio si ritrova spesso da solo: “uno contro tutti”. Questa solitudine, paradossalmente, è il cuore del messaggio cristiano. Gesù, pur rimanendo solo, è diventato la luce che squarcia le tenebre della violenza. Chi sceglie l'amore, la compassione, la nonviolenza, la giustizia, la verità, il coraggio e la lealtà talvolta resta da solo. Ma è da qui che può nascere qualcosa di nuovo: un “contagio” nonviolento per un mondo di pace.
Giuseppe Pani
Giuseppe Pani, Tutti contro uno. Un'intelligenza spirituale per staccarsi dalla folla degli haters.
In dialogo con René Girard, Sanpino, Pecetto Torinese (TO) 2022.